Quando camminano le donne, cambia il passo del mondo
- AITR Web
- 9 mag
- Tempo di lettura: 5 min
Prove tecniche del turismo che parla al femminile
Di Ilaria Canali
Professionista del turismo lento. Esperta di comunicazione e marketing territoriale. Ideatrice della “Rete Nazionale Donne in Cammino” e della community “Ragazze in Gamba”
Ilaria sarà ospite del Gender Tourism Lab - corso di formazione della Scuola AITR "Pina Sardella" - dedicato alla costruzione di un'impresa turistica responsabile, inclusiva e innovativa, con un'ottica di genere.
Se guardo a lungo una fotografia che ritrae una donna in cammino, che sia in un meraviglioso scenario naturale, sulle dolomiti o sulla Via Francigena, mi accade immancabilmente di domandarmi cosa resti fuori dall’inquadratura: il rumore del vento, il profumo nell’aria, il freddo. Ma soprattutto provo a immaginare quanta vita - legami, impegni, lavori, responsabilità, carichi familiari e mentali, pesi, doveri, paure e tutte le infinite sfumature del leggendario multitasking femminile – sia rimasta fuori da quel “fermo immagine” che ha l’aria di essere tanto leggero quanto infinitamente libero.
Mi chiedo se il sentiero che questa donna percorre sia per lei la sua “camera tutta per sé” in versione en plain air. Se lo chiedessero a me io risponderei certamente di sì.
Perché le donne camminano?
È da quando ho ideato il progetto di innovazione sociale della “Rete Nazionale Donne in Cammino” e la community “Ragazze in Gamba”, che mi sono appassionata al senso profondo di questa domanda: indagare e raccontare quello spazio fuori dall’inquadratura, il “prima” di un cammino, la storia prima della storia. Perché è in quel tempo, ricco di riflessioni, sogni e ispirazioni, che si trova il “perchè” del fenomeno di crescita costante delle donne che si mettono a camminare in Italia.

In questi anni ho potuto raccogliere centinaia di storie femminili che, passo dopo passo, hanno trovato nel camminare un modo per elaborare una trasformazione e un cambiamento di vita. Ho così sviluppato una visione che ho cercato di rendere concreta attraverso il disegno di esperienze outdoor che puntano ad intercettare i desideri e bisogni delle donne in cammino.
Format narrativi ed esperienziali – come lo “storytrekking” – che ho voluto sperimentare per lanciare in modalità nuove dei nuovi progetti di cammini, come è stato il caso del “Cammino dei Borghi Sabini. Sulle tracce della Dea Vacuna” nel Lazio, o per promuovere l’itinerario culturale del “Gargano Sacro”, in Puglia, che a fine maggio ospiterà un viaggio-evento dedicato alle donne in cammino. In tutte queste esperienze abbiamo provato strade nuove, mescolato linguaggi e pratiche – dall’antropologia allo storytelling - per costruire un’esperienza turistica capace di camminare con uno sguardo attento al genere, aperto all’inclusione, radicato nella partecipazione. Un turismo che non si limita a raccontare i luoghi, ma li attraversa con cura e consapevolezza, facendo del cammino un atto di libertà, di emancipazione, di relazione e di empowerment femminile.
È particolarmente significativo osservare che sono sempre di più le donne che stanno avviando in questi anni attività ed imprese nel settore del turismo lento e che lo fanno con un approccio che concilia cura e sostenibilità, impatto sociale, etica ed impresa. Penso per esempio, nel mondo del turismo lento, al “Cammino della Regina Camilla”, al “Cammino degli Aurunci” nel Lazio, alla “Via delle Sorelle” in Lombardia, al “Cammino del Salento” in Puglia, tutti progetti molto recenti, nati dopo il 2019, che hanno in comune, oltre alla “firma femminile”, una forte propensione alla partecipazione attiva delle comunità e a promuovere un tipo di turismo che si può a buon diritto definire “responsabile”.
Meraviglioso vero? Ma da dove si comincia?
A questo risponde il corso “Tourism Gender Lab” ideato da AITR - Associazione Italiana Turismo Responsabile- il primo laboratorio di formazione pensato per chi vuole costruire un progetto turistico responsabile a partire da una visione etica ed inclusiva. AITR è il primo in Italia a farlo con uno sguardo specificamente attento al genere. Non si tratta solo di acquisire competenze, ma di imparare a valorizzare ciò che spesso, nelle pratiche femminili, è già presente: empatia, ascolto, creatività, attenzione alle relazioni. Un laboratorio dove si affrontano temi concreti come business design, marketing empatico, turismo narrativo, certificazioni etiche, con un’attenzione costante alle questioni di genere, diversità e inclusione.
Grazie all’esperienza delle docenti coinvolte nel percorso, Daniela Campora, Manuela Bolchini e Paola Fagioli, il Gender Tourism Lab è un corso pensato per fornire strumenti pratici e visione strategica con un obiettivo chiaro: accompagnare imprenditrici e imprenditori del futuro nella costruzione di progetti solidi e coerenti, capaci di tradurre la diversità e l’approccio etico in modelli di business efficaci e innovativi. Il laboratorio propone un percorso operativo che guida i partecipanti nella definizione della propria idea imprenditoriale, offrendo competenze di business design e strumenti di comunicazione. Dalla creazione alla promozione di un progetto turistico, ogni modulo formativo è pensato per aiutare a costruire realtà capaci di incidere positivamente sui territori e sulle comunità.
La sessione d’apertura del Gender Tourism Lab, condotta da Paola Fagioli, è dedicata all’etica nel turismo e alla sostenibilità d’impresa. In questo modulo si approfondisce il significato concreto di fare turismo responsabile, partendo dalle Carte AITR del turismo responsabile – strumenti fondamentali per chi desidera ridurre l’impatto ambientale e sociale della propria attività e orientarsi verso modelli più equi e solidali.
Si affronta anche il tema delle certificazioni, oggi sempre più centrali per comunicare il proprio impegno a ospiti e stakeholder. Oltre a fornire garanzie di qualità, queste attestazioni aiutano a strutturare l’impresa su basi solide, etiche e riconoscibili. La sessione propone inoltre una panoramica su incentivi e bandi disponibili per donne e giovani, insieme a una mappatura degli sportelli di consulenza presenti sui territori: strumenti preziosi per trasformare un’idea sostenibile in un progetto concreto.
Centrale, nel percorso, l’attenzione ai temi di genere, diversità e inclusione. Non semplici “valori aggiunti”, ma veri e propri pilastri su cui fondare un’impresa competitiva e attenta al benessere delle persone. Come dice Manuela Bolchini, fondatrice deI tour operator Viaggi del Sogno e co-fondatrice di EquoTube, co-autrice de “La nuova guida delle libere viaggiatrici” edito da Altreconomia:
“Il turismo responsabile al femminile valorizza la consapevolezza di un empowerment ancora più particolare, perché gestito e curato da donne, il cui ruolo diventa ancora più incisivo, per realizzare questo circuito virtuoso, in un’ottica di valorizzazione e proiezione delle peculiarità qualitative di un turismo che cura il dettaglio, stupisce la mente, emoziona il cuore e preserva l’autenticità dell’esperienza.”
Il Gender Tourism Lab è un laboratorio per chi vuole cambiare il turismo, partendo da ciò che conta davvero: le persone, la visione, la responsabilità. Anch’io parteciperò per condividere il mio percorso progettuale della “Rete Nazionale Donne in Cammino”: da “donna in cammino” a progettista di esperienze trasformative per le donne. Perché credo che oggi fare impresa – nel turismo come altrove – significhi prima di tutto fare parte di un processo di cambiamento sociale, generare senso, camminare insieme.
Tempo fa ho chiesto a Daniela Campora, esperta di comunicazione, formatrice in marketing e accoglienza, Presidente dell'Ass. Il volo della rondine, come sia nata l’idea di questo corso di formazione.
«Nasce dal desiderio di incontrare persone che vogliono cambiare questo settore del turismo. Persone che stanno cercando una nuova attività o vogliono trasformare quella che già hanno, e che sono interessate a fare questa attività per le donne».
Secondo Daniela, è proprio nel turismo responsabile che tutto questo diventa possibile. «Perché è il tipo di turismo dove le donne lavorano di più», ha spiegato, sottolineando come si tratti di un ambito fortemente connotato dalla dimensione relazionale e dalla capacità di creare connessioni autentiche. «È un turismo di relazione, un turismo di connessione. Ed è un’area in cui noi donne possiamo esprimere moltissimo e contribuire a un cambiamento importante».
Parole che rivelano una visione chiara e appassionata: fare del turismo responsabile non solo uno strumento di sviluppo, ma anche un terreno fertile per l'empowerment femminile e la trasformazione sociale.
Iscrizioni aperte fino al 19 maggio - solo 14 posti disponibili!
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Ho partecipato anno scorso al Gender Tourism Lab, davvero interessante!