Zero emissioni: l’imposta di soggiorno come leva

L’imposta di soggiorno non è un obbligo, ma una facoltà delle Amministrazioni comunali, che possono o meno istituirla. La sua applicazione è definita con Regolamento deliberato dal Consiglio comunale.
Nel regolamento sono contenute le norme attuative di dettaglio: esercizi ricettivi tenuti all’applicazione, soggetti passivi di imposta, modalità, ecc.
Molte considerazioni possono ispirare i Comuni, al di là del mero gettito e dalla destinazione dell’ammontare raccolto: l’Amministrazione può infatti fissare l’ammontare unitario dell’imposta (per persona/notte), ma anche una serie di modulazioni ed esenzioni, che sembrano molto importanti nel senso di orientare la domanda.

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Ad esempio si possono esentare (alcuni Comuni già lo fanno)

Bambini (ad es. under 8 anni),
anziani (ad es. over 65),
lungo-soggiornanti (ad es. oltre le 10 notti)
minori e persone disagiate che alloggino gratuitamente presso case per ferie
ecc.

Ci sono anche esperienze e proposte di esenzione per stagioni “basse”, mentre potrebbero anche esserci per giorni particolari (al centro della settimana?).
Ma se il Comune vuole spingere maggiormente verso alcuni target o comportamenti virtuosi, può anche esentare, ad esempio:

Turisti arrivati con mezzi pubblici o carbon-free (piedi, bici, …)
Turisti arrivati con mezzi elettrici/ibridi (Courmayeur lo ha fatto)
Turisti che non usano l’auto ma prendono in affitto bici/elettriche
Persone disabili: la persona e 1 accompagnatore
……..

Allora perché non lavoriamo con i Comuni affinché l’imposta non sia un “cieco taglione”, ma uno strumento sofisticato ed orientato a politiche di sviluppo turistico sostenibile?

Testo di Stefano Landi per SL&A per il tavolo “Turismo a zero emissioni”.

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