Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore

Il regista Wes Anderson ambienta la sua storia nel 1965 su un’isola quasi disabitata al largo del New England.
Le prime scene scandagliano una bella villa di quadri come fosse la sezione di una casa di bambole, stanza per stanza. Una donna si lava i capelli, moonriseun uomo legge, tre bambini ascoltano un disco di musiche di Britten ispirate a Purcell, la musona Suzy ascolta Françoise Hardy e guarda col binocolo le distese d’erba e gli incontri clandestini della madre. Sam sta sulla parte opposta dell’isola, in un campo scout estivo guidato dal veterano Randy Ward, sbeffeggiato dai compagni, orfano dei genitori e rifiutato da quelli affidatari. Entrambi sono giudicati bambini “difficili”.

Sam Shakusky e Suzy Bishop, due dodicenni, si erano incontrati l’estate precedente sull’isola in occasione di una recita e, successivamente, hanno cominciato a tenersi in contatto con le lettere, finendo per innamorasi, e decidendo di incontrarsi l’estate successiva per fuggire insieme lungo l’antico sentiero dei Cich-chaw, una tribù indiana.
Suzy e Sam sono non dei disadattati ma dei ‘disadatti’ a un mondo adulto che si sta spegnendo nell’indifferenza (la famiglia della ragazzina) o sopravvive grazie a regole applicate puntigliosamente (il campo scout).

Suzy è istintivamente ostile alle regole: è fuori posto e arrabbiata, in attesa solo di un’occasione per allontanarsi. Sam invece di per sé si muoverebbe all’interno della norma, prima di fuggire dal campo scout dà regolari dimissioni e porta con sé tutto l’occorrente per la sopravvivenza nel bosco, come gli è stato insegnato: è il muro di incomprensione degli adulti che lo fa diventare un “fuorilegge”. Affronta la fuga attrezzato per la sopravvivenza, con pesantissimo zaino da boyscout, tenda e scorta d’acqua. Suzy, lo segue attrezzata di fantasia, col mangiadischi, il gattino e i suoi amati libri. In quell’isola si nascondono, ma vagano liberi dagli adulti. Sam sa montare tende, infilare pesci e accendere il fuoco, Suzy sa con le sue letture rendere ogni cosa meravigliosa. Escono dal silenzio, si parlano, si amano con la goffaggine dei bambini, ma decisi e sicuri.
Gli adulti, anche loro buffi e commoventi, sono invece chiusi nei loro ruoli professionali e nella loro irrimediabile solitudine, nei loro tentativi di trovare un senso nel lavoro fatto bene, nella bella casa, nei legami fortuiti, nel matrimonio spento, nei figli, che invece restano estranei, irraggiungibili. Il malinconico padre Billy Murray, la sciatta e adultera madre Frances McDormand, il solitario poliziotto Bruce Wills, il volonteroso comandante dei boyscout Edward Norton, la crudelissima assistente sociale Tilda Swinton con una spaventosa cotonatura rossa.

La fuga di Sam e Suzy li costringe all’azione e ad incontrarsi, a rinfacciarsi le rispettive mancanze e a prendere atto della propria immobile tristezza e mentre i grandi brancolano nel buio, perfino i ragazzini scout più fedeli al dovere imparano a collaborare e a difendere un’idea di libertà, anche quando non è la propria. Saranno cercati e ripresi facilmente e dovranno tornare al punto di partenza; ci riproveranno e saranno nuovamente riacciuffati.
Il viaggio di formazione dei due teneri innamorati costituisce un banco di prova anche per molti altri, dai compagni scout di Sam, dapprima ostili, poi più attenti nel giudicarlo, a Ward, che dopo la lettura dei diari della coppia si intenerisce e contribuisce, insieme al poliziotto Sharp, alla provvisoria e positiva conclusione della loro avventura, un’avventura fatta di innocenza, nata dalla solitudine, e dal rifiuto del mondo adulto.

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (uscito nelle sale nel 2012) è soprattutto il racconto dell’immensa emozione del primo amore e si spinge con delicatezza nel territorio della costruzione dell’identità, della presa di coscienza di se stessi, del diritto alla ribellione.

Sogni hippie, desideri di una «normalità» negata, precoci colpi di fulmine, tra madri che chiamano a tavola i figli usando il megafono e un gran numero di belle invenzioni. Anderson fotografa con originalità il magico incontro tra la ragazza che prende a pugni gli specchi perché non le piace quello che vede e l’orfano vestito da David Crockett che nessuno al mondo sembra volere. Il regista è attento all’esplorazione dei percorsi spesso dolorosi attraverso i quali si diventa adulti e per la poesia, che attraverso un mondo di immagini fantastico, esprime i turbamenti e le speranze dei giovani adolescenti che vorrebbero rifare il mondo.
Importante è il ruolo svolto dalla colonna sonora, che aggiunge un ulteriore elemento di poesia all’insieme, composta da Alexandre Desplat, vari brani del compositore Benjamin Britten, da notare inoltre la presenza di Françoise Hardy con la canzone Le Temps de l’Amour, canzone preferita da Sam. Il cosceneggiatore è Roman Coppola, figlio di Francis Ford e fratello di Sofia.

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