La posizione di AITR sulla riforma delle concessioni balneari

AITR si esprime in merito alla riforma che riguarda le concessioni balneari. Al di là delle questioni più prettamente legislative, AITR vuole rimarcare il valore della spiaggia quale bene comune e la necessità di valorizzare e premiare con il Bando le imprese che combinano correttamente il legittimo fine del reddito con il rispetto del lavoro, il beneficio collettivo, il rispetto dell’ambiente, la trasparenza nelle loro attività.
Dopo la sentenza della Corte di Giustizia di questi giorni e in attesa che il Governo assuma i necessari provvedimenti normativi tra cui i Decreti attuativi a seguito del Disegno di Legge Concorrenza del 2021 e a seguito anche della recente pronuncia del Consiglio di Stato che ha vietato qualsiasi ulteriore rinnovo automatico, i Comuni marittimi si preparano a emettere i Bandi per le concessioni delle spiagge. Il processo ormai si sta avviando, nonostante l’opposizione di alcune associazioni dei balneari e il persistere di qualche dubbio in dottrina. La nostra posizione non riguarda l’applicazione della Direttiva sulla concorrenza e gli aspetti giuridici della lunga vicenda, bensì il tema dei Bandi.
Dovranno essere previste delle modalità di indennizzo per coloro che, dopo aver gestito per anni uno stabilimento balneare, saranno eventualmente sostituiti da nuovi concessionari a seguito dell’esito del Bando; dovranno essere certamente tenuti in considerazione i diritti al lavoro delle persone e delle famiglie che hanno gestito gli stabilimenti balneari, gli investimenti compiuti nel tempo. Il Bando stesso potrà premiare, fra i requisiti, l’esperienza maturata, la competenza, la professionalità dei partecipanti.
Tuttavia, a nostro parere, l’aspetto centrale della questione è un altro: le spiagge sono un bene demaniale, ma non un bene demaniale qualsiasi; sono un bene percepito da tutta la popolazione come realmente collettivo; un bene frequentato, fruito dagli abitanti e dai turisti. Le spiagge sono amate, costituiscono un prezioso bene comune. Un bene in grado anche di generare reddito e di offrire tantissime opportunità di lavoro, sia autonomo che dipendente.
Dunque si tratta di concedere le spiagge a soggetti che tengano conto di questa realtà, che abbiano i requisiti soggettivi necessari, che presentino piani e progetti collettivi e non speculativi di gestione compatibili con la natura pubblica e collettiva di questi beni.
Il reddito derivante dall’attività di gestione degli stabilimenti balneari è sicuramente legittimo, anzi necessario per la sostenibilità economica delle imprese concessionarie. Deve però inserirsi in un contesto di gestione attenta ai temi e ai problemi del territorio, tenendo presente che l’impresa balneare è parte di una importante filiera turistica del nostro paese fatta di strutture ricettive, servizi, credito, assicurazioni e soprattutto da comunità di persone. I Bandi corrono il rischio di scatenare una guerra fra micro e piccole imprese dei territori, oltre a generare serissime difficoltà di gestione burocratica da parte degli enti locali che potrebbero minare la coesione territoriale.
Il Bando non dovrebbe quindi essere focalizzato unicamente su aspetti economici ma premiare quelle comunità imprenditoriali che dimostrano di saper sviluppare ad esempio la sicurezza, la qualità e varietà dell’offerta, la sostenibilità ambientale nella gestione: ricorso a fonti di energia rinnovabile, adozione di misure per il risparmio energetico e dell’acqua, raccolta differenziata dei rifiuti, abolizione della plastica, cura degli arenili; e per la sostenibilità sociale: accessibilità per le persone con disabilità, proposte per l’accesso libero, condizioni particolari per gli appartenenti alla comunità locale.
Le società benefit e le cooperative sarebbero i soggetti ideali, imprese che combinano correttamente il legittimo fine del reddito con il rispetto del lavoro, il beneficio collettivo, il rispetto dell’ambiente, la trasparenza nelle loro attività. I concessionari dovrebbero pagare canoni adeguati, rapportati alle caratteristiche delle concessioni; il gettito dei canoni demaniali potrebbe costituire un fondo con cui intervenire per la difesa delle coste e la loro corretta qualificazione anche turistica, la realizzazione di ciclovie litoranee e di collegamento con l’entroterra, piste pedonali, creazione di aree verdi, miglioramento dell’arredo urbano della costa, talvolta il ripristino delle dune. Esistono già esperienze interessanti di collaborazione in rete, in cooperativa, in cui sono messe in atto molte delle iniziative sopra citate per la difesa dell’ambiente, l’accessibilità, la relazione con il territorio, e che purtroppo rischiano, senza un’adeguata attenzione da parte del legislatore e degli enti locali, di venire seriamente pregiudicate. L’obiettivo deve essere il giusto reddito nell’ambito del rispetto dell’interesse generale della collettività.