Basilicata Coast to Coast

Opera d’esordio di Rocco Papaleo, “Basilicata Coast to Coast”, già nel titolo di un Road all’americana, svela l’intenzione di usare un viaggio molto nostrano per marcare le differenze con la nostra italiana realtà regionale, più dimessa, meno enfatica e talvolta più scalcagnata. Nicola Palmieri (Rocco Papaleo), professore di matematica con un sogno nel cassetto e il pallino della musica, decide di attraversare a piedi la Basilicata con i suoi tre migliori amici, Rocco (Alessandro Gassman), Salvatore (Paolo Briguglia) e Franco (Max Gazzè), musicisti anche loro a tempo perso. Il coast to coast è molto più modestamente quello tra la costa tirrenica e quella ionica della Lucania, da Maratea a Scanzano Ionico (che con l’autostrada sarebbe un’ora e mezza), ma diventano dieci giorni se si decide di percorrerli a piedi, con un carretto pieno di strumenti trainato da un cavallo bianco.

La meta è arrivare per tempo al Festival del teatro-canzone di Scanzano, dove lo scalcinato gruppo musicale dall’improbabile nome di “Pale eoliche” vuole suonare. L’iniziativa, accolta con qualche ironia, interessa solo una piccola testata parrocchiale che decide di filmare l’evento inviando come reporter la scontrosa giornalista Tropea (Giovanna Mezzogiorno).

Imprevisti, difficoltà ed improbabili incontri, finiscono per mettere a nudo le speranze, i desideri, i sogni frustrati di ognuno, anche se alla fine, senza che nessuno abbia tagliato il traguardo, tutti, guardandosi dentro, si trovano con la vita un po’ cambiata. La dilatazione spazio-temporale è ben funzionale allo scopo di raccontare un percorso compiuto per un disagio esistenziale, ed il regista si sofferma sui volti, sulle reazioni, sulle storie intime di questa band, che sa raccontarsi con sincerità, onestamente, che desidera rifiutare la quotidianità, anche solo per un breve periodo. Lo sfondo è una Basilicata suggestiva, anche se meno propagandata e logicamente poco conosciuta rispetto alle regioni limitrofe.

Un paesaggio ripreso senza pretese significative, ma in qualità di puro omaggio alla propria Terra d’origine. Come quando Rocco, dietro la videocamera della scontrosa giornalista Tropea, invita “a valorizzare la piazza” di Maratea. La forza di questo film sono appunto le debolezze dei suoi personaggi: dagli occhi perennemente sbarrati di Papaleo che non rinuncia al suo sogno, con il rischio di mandare a monte il proprio matrimonio, alla decisione di non parlare dello zazzeruto Max Gazzè, che tutti trovano naturale, così come naturali sono le incomprensioni e le piccole solidarietà, le delusioni e le buffe rivincite di questa armata Brancaleone della musica, applicabili a tutto il resto della Penisola. Nella struttura del viaggio, il regista inserisce l’antiepopea di una umanità difettosa, inappagata e talvolta abbacchiata, ma anche autoironica e consapevole della sua piccola e intima quotidianità. Arrivare è solo mettersi in cammino, partire è la meta, ed il viaggio cambia sempre le persone.

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